Visitare l'Amazzonia boliviana ed essere di aiuto alle popolazioni locali. E' la scommessa che stanno facendo alcune comunità che hanno aperto le porte dei loro villaggi ai turisti. L'obiettivo è quello di dar vita a una forma di turismo responsabile e sostenibile in una delle aree più sensibili del pianeta.  Nel multimedia si parte dalla cittadina di Rurrenabaque e, guidati dall'agenzia Tes (Turismo Ecologico e Sociale), si visitano i produttori agricoli che dagli anni Ottanta si sono stabiliti nella selva sfruttando i lotti assegnati dal governo. Molti di loro sono contadini o allevatori che arrivano dagli altopiani andini e che qui si sono riadattati al clima caldo e umido dedicandosi alla coltivazione della banana, della papaya, del caffè e del cacao. Il fiume Beni e i suoi affluenti sono la sola porta di accesso alla selva più vera e selvaggia. Qui non ci sono strade. In quattro ore di barca si raggiunge il villaggio di Asuncion dove vive una comunità di Mosetenes. Si alloggia nelle accoglienti strutture dell'albergo comunitario di Mapajo che ha preso il nome da un possente albero della selva amazzonica. A fare da guida nelle escursioni a piedi e in barca sono gli stessi Mosetenes. Le entrate economiche dell'albergo vengono distribuite alla comunità e servono a far fronte alle necessità collettive del villaggio e, in certi casi, a quelle dei singoli che vengono a trovarsi in gravi difficoltà. Di recente gli "alberghi comunitari" sono stati messi in rete dalla Red Tusoco (alla quale ci si può rivolgere per le prenotazioni) con la collaborazione della ong italiana Progetto Mondo Mlal.