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TORINO, GUIDE MIGRANTI A PORTA PALAZZO
Porta
Palazzo è una miniera. Una miniera di volti, odori, immagini
e
sensazioni. Ci rimani una mezza giornata e te ne vai con il cuore
grosso. Quegli occhi che hai incrociato ti hanno travolto e commosso
con le loro storie non dette. Basta immaginare e guardare, o meglio
osservare. E allora si aprono inaspettate porte. E' una succesione di
mondi che soffrono, lavorano e pensano. In una parola vivono. Si entra
in Romania, in Marocco, in Cina, nell'Africa Nera e nel Sud America.
Tutto attorno a una piazza, tutto in qualche migliaio di metri
quadrati, in quella che è la pancia della città
di Torino.
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giovani di diverse etnie accompagnano i visitatori come tanti
cantastorie. Sono i nuovi griot. Prendono per mano le paure e le
trasformano in conoscenza dell'altro. Conoscere è la base
della
tolleranza e dell'accettazione del vicino. A questo contribuiscono le
passeggiate migranti. Aiutano una città a diventare
accogliente con il
migrante, con i nuovi venuti, con quegli stranieri che si sommano alla
migrazioni interne italiane, ai migranti del sud.
L'idea è del giovane antropologo Francesco Vietti che ha
tracciato sul
campo le tappe presso negozi, bancarelle, chiese, moschee, sedi di
associazioni e la sinagoga. E di Enrico Marletto dell'agenzia di Viaggi Solidali
che ci ha messo l'organizzazione e ci ha creduto.
Il percorso formativo di questi giovani migranti è stato
organizzato
grazie al sostegno del programma IFAD
“Agrobiodiversità, culture e
sviluppo locale” promosso da Acra ed Ucodep www.agrobiodiversita.it
e dell’iniziativa Fondazioni4Africa www.fondazioni4africa.org
nella parte relativa ai migranti senegalesi. Il corso si è
svolto
inoltre in collaborazione con l’Istituto Paralleli e il
Centro
Interculturale della Città di Torino. Ha
collaborato Marisa Bortoletto.
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